MENDELSSOHN
Esponente di un Romanticismo limpido e “classicamente” equilibrato, attento ai valori del passato, è Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809-1847) nel quale tradizione e rinnovamento convivono in perfetta sintesi. Nei suoi lavori (sinfonie, brani pianistici, cameristici e vocali), lo stile è raffinato, chiaro e regolare nella forma e trasparente nella strumentazione.
Di famiglia agiata, figlio di un banchiere ebreo, incontra nella sua casa personalità importanti come Wolfgang von Goethe e ha a disposizione una piccola orchestra d’archi per la quale produce, giovanissimo, una dozzina di brevi sinfonie.
Importante è la sua attività come organizzatore musicale nella città di Lipsia e, fatto storicamente rilevante, l’esecuzione nel 1826 della Passione secondo Matteo di Bach che darà inizio alla riscoperta dell’opera bachiana e, di riflesso, dell’intera cultura storiografica e musicologica dell’Ottocento. È autore di numerosi capolavori sinfonici (sinfonie, concerti, ouverture) e vocali (oratori, musiche corali) come pure di una produzione elevata di musiche cameristiche e per pianoforte solo.
In quest’ultimo settore produce otto libri di Lieder senza parole ossia di brevi brani pianistici nei quali, alla maniera dei Lieder vocali ad es. di Schubert, è messa in evidenza una melodia cantabile alla mano destra e accompagnata alla sinistra da arpeggi, accordi o da altre figurazioni. La scrittura con cui sono redatti questi pezzi è di facile praticabilità in un periodo storico che vede l’emergere di una classe media che usufruisce dei repertori pianistici anche di media difficoltà.
La superiore finezza della scrittura mendelssohniana si esprime particolarmente nelle composizioni “da camera”, per i piccoli ambienti di corte, che richiedono, invece, ascoltatori attenti e preparati a cogliere anche le minime sottigliezze e sfumature. È il caso del Trio in re minore per pianoforte, violino e violoncello(1839)entro il qualegrande risalto ha il Finale Allegro assai appassionato. Al primo tema enunciato dal violoncello e dal violino segue un secondo tema di carattere delicato e cantabile mentre nella sezione finale il tono si fa ritmicamente vivace e in forma di “rondo”, ossia con elementi che si ripetono fino alla perorazione conclusiva.
Mendelssohn ha composto due concerti per pianoforte e orchestra. Nel primo, il Concerto in sol minore op. 25, sorprende il fatto che viene superata la concezione frequente all’epoca, che lasciava al solista il ruolo dominante rispetto alla circostante orchestra e mette anzi in forte rilievo l’integrazione tra i due diversi organismi, lo strumento solista e l‘insieme orchestrale. Il primo movimento si presenta con l’indicazione Allegro con fuoco che già allude allo stile impetuoso che caratterizza l’intero movimento. Al pianista viene riservata una sequenza quasi ininterrotta di salti e scale velocissime, di accordi in “fortissimo” e di portentosi “crescendo”. Segue un secondo tema dal profilo più calmo e tranquillo, di struggente bellezza. Il movimento si chiude riepilogando i temi principali nella Ripresa. L’ultimo movimento, Molto allegro e vivace, inizia su alcuni accordi di fanfara e prosegue con uno sfrenato e virtuosistico rondò, che evoca la spumeggiante leggerezza di altri famosi “Scherzi” tipici di altre famose composizioni mendelssohniane.
Intorno all’età dei vent’anni Mendelssohn affronta alcuni viaggi europei intesi prevalentemente quali sussidi per completare la sua formazione musicale, viaggi di studio specialmente in Inghilterra e in Italia.
Impressionato dalla bellezza del paesaggio marino con le numerose piccole isole al largo della Scozia, compone l’ouverture orchestrale Le Ebridi. Gli tornano in mente i colori e i riflessi spumeggianti del mare ma anche la visione fantastica e irreale di stalattiti e colonne basaltiche dell’isola di Staffa nella famosa “grotta di Fingal”. Questa, infatti, ha procurato all’ouverture un secondo nome che ricorda il mitico personaggio di Fingal, esaltato da scrittori come Macpherson (Canti di Ossian).
Un altro viaggio importante è quello effettuato in Italia tra il 1831 e il 1832. I luoghi che destarono il grande interesse e l’entusiasmo de Mendelssohn furono soprattutto Venezia, Firenze, Roma e Napoli. La memoria delle esperienze vissute in Italia è simbolicamente descritta nella Sinfonia Italiana n. 4 in La maggiore scritta in Italia ma ultimata nel 1833. “È il lavoro più gaio che io abbia mai composto” ebbe a scrivere lo stesso Mendelssohn. E in realtà le impressioni suscitate in lui dai solari paesaggi italiani sono fissate in queste pagine con grande vivacità di ritmi e melodie.
Ultimi paragrafi
- Mendelssohn abitò in particolare anche nella romana Piazza di Spagna. Nelle sue lettere esprime sentimenti di grande ed entusiastica ammirazione per l’ambiente e, in generale, per la luce mediterranea che suscitava in lui un’esuberante gioia di vivere.
Fin dall’Allegro vivace del primo movimento in 6/8, slanciato e in stile quasi di danza, si ammira l’omaggio di un artista a un gusto musicale ben diverso da quello allora dominante in Germania. Al brillante primo tema iniziale segue un secondo tema dal tono sereno esposto dagli strumenti a fiato e quindi ripreso dagli archi. I due temi vengono quindi elaborati da uno Sviluppo rigoglioso nella parte centrale della sinfonia e con l’introduzione di un nuovo, terzo, tema. Il successivo movimento Andante con moto si basa sulla citazione di un canto popolare boemo. Ma ad esaltare potentemente lo spirito mediterraneo, luminoso e solare, è il Saltarello posto a conclusione della sinfonia e che rievoca le cadenze della danza popolare della Tarantella. Il tema è vivacissimo e brillante e scorre su un ritmo a note ripetute in un clima di briosa, spigliata e incandescente animazione.
I concerti solistici per violino subiscono nel corso dell’Ottocento una notevole flessione. Quelli più eseguiti, e comunque di alto livello, ci ricordano i nomi di Beethoven, Paganini, Brahms, Bruch e Čaikovskij. Ma tra questi e tra i più splendidi, di avvincente bellezza melodica, è quello di Mendelssohn composto nel 1844.
Il Concerto per violino in mi minore op. 64 nel primo movimento, Allegro molto appassionato, presenta nei due temi – il primo slanciato e di trascinante bellezza melodica e il secondo dall’intensa espressione – quasi un compendio del complesso mondo artistico di Mendelssohn. Al superiore virtuosismo che impegna l’esecutore nel corso dell’intero brano si associa una componente “lirica” che lo rende praticamente unico e originale nel contesto del concertismo del secolo XIX. Lo Sviluppo dei temi si conclude quindi in modo insolito citando una cadenza della Ciaccona per violino didi Bach. Poi nella Ripresa, diversamente dalle consuetudini classiche, il secondo tema viene proposto nella tonalità maggiore, anziché in quella originaria minore esposta all’inizio.
La Coda conclude il movimento mediante una forte accelerazione che raggiungere l’apice nei tre accordi conclusivi.
Fosca e Cantone
Niente male come impaginazione. Almeno fino ad ora!